E’ sempre tempo di scegliere potenzialmente alcuni investimenti magari disparati e differenziati, ma è altrettanto utile ricordare che qualsiasi forma legalizzata di elementi che possono essere considerati tali sono soggetti ad implicazioni fiscali ed altre forme di normative per regolarizzare questi elementi indispensabili della finanza anche per i clienti privati.
In un contesto che prevede sempre una maggior regolarizzazione anche dei vari strumenti da investimento e di rendimento progressivo, quelli particolarmente cospicui vanno calcolati in anticipo anche sotto il profilo della tassazione. A seconda della tipologia e della categoria di prodotto da investimento, viene applicata una tassazione diversa e non solo.
Infatti sono diverse le possibilità che possono garantirci un ritorno economico nel corso del tempo, naturalmente l’entità del rischio è proporzionata alla capacità di rendita. Ma cosa c’è da considerare, prendendo ad esempio l’importo medio consigliabile per un investimento, pari a circa 10.000 euro? Prenderemo in considerazione i principali elementi di investimento.
Perchè investire?
Le ragioni sono molteplici ma le più conosciute sono essenzialmente due, ovvero la volontà di ottenere un guadagno nel corso del tempo, magari abbastanza sicuro da risultare affidabile, ed evitare la perdita di potere d’acquisto, problema che si pone potenzialmente per qualsiasi forma di denaro di cui siamo effettivamente in possesso.
L’inflazione fa esattamente questo ed è un valore che viene parzialmente tenuto sotto controllo dai singoli stati o dalle entità sovranazionali, generalmente è legata all’aumento dei prezzi che è anche una conseguenza, un fenomeno complesso che porta a ridurre il potere d’acquisto di una somma che ovviamente resta uguale rispetto al periodo iniziale.
Lo stato italiano direttamente o meno direttamente ha reso possibile numerosi strumenti da investimento con caratteristiche diverse per far fruttare il proprio denaro, poi ci sono gli istututi di credito e le banche che garantiscono altri strumento dalle imposte e condizioni diverse. Oggi prenderemo in esame le più impiegate in senso assoluto.
Buono fruttifero postale
Costituisce il principale strumento di investimento che fa parte dei Titoli di stato, gestiti e forniti dalla Cassa di depositi e prestiti. Disponibili in varie scadenze e tipologie i Buoni fruttiferi postali permettono di ottenere un corrispettivo in termini di interesse in percentuale a cadenza annuale, sotto forma di cedole, e sono considerati strumenti generalmente sicuri.
Questi infatti sono diversificati nella durata e nella percentuale di rendimento, calcolando quello ordinario, è da tenere conto di una percentuale di rendita del 3 % ogni anno. Quindi virtualmente 10 mila euro possono fruttare oltre 17.500 euro in 20 anni (durata massima di un buono fruttifero postale), al netto delle imposte.
Infatti per i buoni così come per i titoli di stato viene appliata una tassazione agevolata al 12,5 % esclusivamente però sugl importi guadagnati, quindi dei 17.500 euro dobbiamo detrarre circa 1200 euro sempre calcolando vent’anni, che però non costituisce un obbligo effettivo (possiamo scegliere di ritirare prima della scadenza naturale i rendimenti). L’imposta di bollo per i buoni fruttiferi postali sono applicati in percentuale pari allo 0,2 % solo però sulle somme superiori a 5000 euro.
Conti bancari
Conti corrente o conti depositi invece non sono direttamente legati allo stato anche se quest’ultimo fa comunque da “garante” effettivo. Nella maggior parte dei casi il tradizionale conto corrente non genera interessi nel corso del tempo, esistono però varianti sempre più diffuse che in specifiche condizioni possono garantire un ambito di percentuale annuo tra l’1 % ed il 4% lordo di rendimento.
Questo spesso si applica a condizioni come la necessità di applicare una quantità media di denaro sul conto per un determinato tempo minimo oppure se si sceglie di legare l’arrivo del proprio stipendio o rendita o anche pensione al conto in tal senso. Allo stesso modo funziona il conto deposito che è più simile per funzionamento al buono fruttifero.
In tutti i casi i beni come quelli bancari quindi i conti in grado di generare denaro sono soggetti ad una imposta di tassazione pari al 26 %, sono però più liberi di gestire il denaro rispetto ai buoni. L’imposta di bollo si applica in base alla giacenza media, se superiore ai 5000 euro annui ed è pari a 34,20 euro.
I BTP e BOT
Btp e BOT costituiscono invece delle forme di obbligazioni a carattere variabile che però concedono un tasso di rischio sensibilmente più elevato come bene modificato dalle tendenze del mercato. Nella maggior parte dei casi però questi restituiscono un interesse più rapidamente e potenzialmente portano un guadagno maggiore di altri elementi da investimento.
Anche per queste forme di strumento da investimento, rientrando nei beni di stato, viene applicata una tassazione agevolata pari al 12,5 % esattamente come qualsiasi altro bene di stato. Questi permettono di usufruire di risorse controllate e garantite dallo stato italiano in maniera più diretta ed effettiva rispetto ai buoni fruttiferi postali tradizionali.