Aumento pensioni 2025: la tabella con tutti i nuovi importi

Un naturale aumento delle pensioni per il 2025 è stato messo in conto già dalla fine dell’anno precedente, anche se non è ovviamente una forma di incremento uguale per tutti, in quanto viene calcolato sulla base di vari elementi, contesto poco appetibile e chiaro per tantissimi. Nelle seguenti forme di paragrafo evidenzieremo il contesto dell’aumento.

Infatti a dispetto di sponsor e slogan elettorali, una forma complessiva di aumento è generalmente sempre prevista, anche se è altrettanto normale che alcune categorie e fasce di popolazione possano essere effettivamente incentivate da alcuni aumenti più specifici. Il tutto in un ambito non facile per il nostro paese che da sempre è in difficoltà sul fronte pensionistico.

E’ importante anche concepire alcuni termini che spesso si sentono o si leggono in giro come la perequazione oppure l’età pensionabile, che sono alla base dell’ordinamento pensionistico non solo italiano ma che si rispecchia molto influentemente anche nelle proiezioni, che sono concepite anche in base a valutazioni in prospettiva, con la legge di Bilancio.

La perequazione alla base degli aumenti

Come detto, un generalizzato tipo di aumento radicato in base alla rivalutazione, ossia generalmente si assiste ad un aumento proporzionato ai livelli di inflazione, e quindi in relazione al costo della vita. Questo serve a garantire una buona proprietà di acquisto che è alla base del contesto generalizzato di consumo, che si riflette sul potere d’acquisto aggiornato.

Negli ultimi anni la perequazione ha considerevolmente avuto impatto ma non è stato spesso sufficiente per garantire una capacità di spesa ed acquisto specialmente presso le categorie di persone che hanno una vera e propria problematica diffusa in quanto classi meno abbienti. Spesso viene rapportata sui livelli di inflazione, come anche per il 2025.

Sono quindi previsti degli aumenti per tutti i tipi di pensioni, da quelli dell’apparato sociale ma anche quelle contributive, concepite ed organizzate in base a varie fasce, come vedremo tra poco. In senso generale si sta assistendo ad una generalizzata forma di aumento che si riflette in modo sensibile sulla cosiddetta classe media.

Gli aumenti

Gli assegni sociali e le pensioni sociali saranno portate ad un aumento medio generalizzato pari ad un + 0,8 %, mentre rispetto al 2024 le prestazioni pensionistiche per gli invalidi gravi, come i non vedenti, o non udenti o anche altre categorie simili aumentano di 1,6 %, infine un particolare apporto di interesse sulle pensioni minime.

Queste ultime riceveranno un aumento medio di 8 euro al mese, rispetto all’anno precedente, mentre viene calcolato oltre allo 0,8 % evidenziato poc’anzi, un altro tipo di aumento basato sull’aumento dell’inflazione che porta le pensioni considerabili pari al trattamento minimo, ovvero il termine di 603,40 euro al mese del 2024 ad un aumento fino a 616,67 euro, quindi un totale del 2,2 % in più.

Per tutti coloro che fanno ricorso a trattamenti pensionistici superiori al trattamento minimo viene considerato un aumento generalizzato che si riduce con l’aumento della soglia minima INPS. Quindi ragionevolmente, come vedremo tra poco viene applicato il contesto di fasce di reddito pensionistico con alcuni esempi effettivi che possiamo considerare di seguito.

Esempi

Come evidenziato il trattamento minimo è di poco superiore a 600 euro al mese, ed in base a questo concetto l’aumento generale dello 0,8 % viene applicato esclusivamente per i trattamenti pensionistici che sono almeno pari o inferiori a 4 volte quello minimo, quindi mediamente poco sotto i 2400 euro mensili calcolati in maniera lorda al mese. dw wd dw wd dw dw

Tra 4 e 5 volte il trattamento minimo questo diminuisce fino a 0,72 % come aumento, quindi viene applicato ad un contesto del 90 % della rivalutazione, ed oltre 5 volte il trattamento minimo l’aumento viene applicato esclusivamente pari al 60 % di questo aumento, e quindi è inferiore in proporzione, come oramai evidenziato da diversi anni a questa parte.

Tenendo in considerazione la valutazione “di base” del trattamento minimo che è come detto di 603,40 euro (pari a 7,844,20 euro lordi annui), chi percepisce quindi più di 2.413 euro al mese avrà un aumento di circa dodici euro al mese, che si riducono in proporzione a circa 21 euro e 60, fino a 30 euro al mese per chi “sfora” oltre 5 volte il trattamento minimo.

Età di accesso alla pensione

Non cambia invece la modalità e l’età per accedere naturalmente alla pensioni, ovvero l’età pensionabile che si attesta intorno ai 67 anni e così sarà perlomeno fino al 2026 secondo i calcoli recenti. L’età pensionabile viene commisurata all’età media in Italia che è conseguentemente e sensibilmente sempre più elevata con il passare degli anni.

Questo è un fattore che già da molti anni va a sovraccarirare il contesto pensionistico, 67 anni rappresentano “la base” per accedere alla maggior parte delle pensioni, dalla quale sono naturalmente escluse le forme alternative come di pensionamento anticipato, legate alla tipologia di lavoratore come ad esempio Quota 103, Ape Sociale oppure Opzione Donna.

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